lunedì 26 luglio 2010

Vallone di Sea, una storia che continua



Due splendide e ormai quasi inusuali giornate fresche e asciutte, hanno accolto sabato 24 e domenica 24 luglio i 43 arrampicatori che hanno avuto il coraggio di “mettersi in gioco”, sulle fessure non protette del Vallone di Sea così come sui passaggi preparati dagli specialisti del bouldering (arrampicata su masso). Cuneesi, ossolani, liguri, torinesi e i soliti pochissimi “locali”, si sono così avvicendati, soprattutto nella giornata di sabato, sulle impegnative vie dello “Specchio di Iside”. Per molti, seppur noti e forti scalatori, il vallone ha rappresentato una piacevole sorpresa segno che, nonostante i decennali sforzi di qualcuno che ha sempre creduto nell’unicità del luogo e della sua storia, molto resta ancora da fare, “…o forse perché molte vie sono più difficili rispetto ai gradi apparentemente abbordabili e, persino, la gente famosa, qui non si compra la gloria a buon prezzo”, come recitava Marco Scolaris nell’introduzione della guida di arrampicata del Vallone di Sea. Dopo parecchi anni e in barba alle titubanze di alcuni, a Sea è invece tornato il “decano” Angelo Siri, un tempo forte scalatore savonese socio di Gian Carlo Grassi (nonché autore del documentario Sogno di Sea). Con Jacopo Morletti, Angelo ha così potuto ripercorrere di nuovo una parte di quella storia che egli stesso aveva contribuito a scrivere nella seconda metà degli anni ’80. E gioia e stupore deve aver provato Angelo, quando, durante la cena del sabato sera, due forti scalatori cuneesi gli hanno restituito un curioso chiodo “artigianale” costruito dal compagno di scalate Gian Carlo Grassi, utilizzato durante la loro ascensione del “Diedro di Gollum” del 1986. La domenica è stata la giornata dei più giovani, molti dei quali hanno avuto il coraggio di cimentarsi con l’arrampicata “tradizionale”, ovvero quella senza protezioni fisse, oppure con i nuovi passaggi sui massi del circuito di “Polvere di Stelle” di Balma Massiet, sotto l’occhio attento di Marco Scolaris, presidente dell’IFSC (International Federation of Sport Climbing). Altra sorpresa del raduno è stato il pubblico. Decine di curiosi, questa volta per lo più villeggianti “locali”, sono saliti fino a Balma Massiet per seguire con il binocolo le evoluzioni degli arrampicatori. E’ stata insomma una festa del Vallone di Sea, impreziosito per l’occasione da cartelli di legno indicatori delle pareti più famose e dalla sistemazione “in extremis” della passerella sul torrente nei pressi dell’alpeggio, ad opera dei ragazzi delle colonie alpine di Pialpetta e di alcuni incaricati del comune. A luci spente resta da chiedersi dove vada l’arrampicata come risorsa turistica delle nostre valli, una risorsa la cui valorizzazione non può certo passare solo attraverso “inscatolati” pacchetti turistici o progetti faraonici che alla fine svendano il territorio senza tenere conto della sensibilità del paesaggio e della sua storia. Occorrerà accettare che, l’arrampicata, in un luogo come il Vallone di Sea è anche un fenomeno storico-sociale, parte integrante della cultura dell’alpe dal lontano 1927. Come tale andrà capito, preservato e tramandato.