lunedì 19 dicembre 2011
Sulle spalle dell'orco. Chiodi, nuts, mirtilli e altre storie
Nell’estate del 1991 vagavamo in Val Grande di Lanzo alla ricerca di nuovi settori per arrampicare.
La recente scomparsa di Gian Carlo Grassi ci aveva fatto disertare un po’ il vallone di Sea, dove avevamo la sensazione che nulla mai più sarebbe stato come prima. Con gli amici Stefano Verga e Valerio Pusceddu, ero dunque salito nel bacino di Sagnasse sull’alta sinistra idrografica della valle che costituisce lo spartiacque con la Valle dell’Orco. Qui, la propaggine meridionale di una delle creste del Piccolo Morion (Cresta di Prà Longis), è caratterizzata da alcuni torrioni dove la roccia sembrava invitante.
Eravamo partiti abbastanza tardi e con pochissimo materiale, tra cui 4 spit rock da 8mm con perforatore a mano che intendevamo utilizzare per le soste.
Individuato il punto più debole del torrione di sinistra, quello più evidente ed elegante, iniziammo a salire lungo un sistema di fessure articolate ed erbose, scorgendo più a sinistra un chiodo un po’ datato con cordino. Sembrava trattarsi del ripiego da un precedente tentativo e conoscendo l’inarrestabile frenesia esplorativa di Gian Carlo Grassi, pensammo subito a lui. In effetti, di ripiego poteva trattarsi, poiché il chiodo era sovrastato da una placca molto compatta e parecchio difficile, non proteggibile senza forare la roccia. Eravamo anche consci però, che la parola “ripiego” difficilmente aveva fatto parte del vocabolario del “maestro” e che quindi potesse aver da lì pendolato verso destra, fino a raggiungere la linea che stavamo ora seguendo. Procedemmo con apprensione pensando già alla sfumata “prima”, ma nessun segno di passaggio precedente appariva però ai nostri occhi. Attaccammo la splendida lama fessura che incide la parte medio - alta della torre, fuori misura e non proteggibile nemmeno con i nostri excentrics 10. La scalammo tutto d’un fiato. Poi la fessura s’ammorbidiva e l’arrampicata continuò piacevole fino in vetta, dove però non potemmo attrezzare la sosta perché avevamo esaurito gli spit. Fu giocoforza dunque calarsi con alcuni stratagemmi dagli spuntoni, con conseguente e immancabile incastro della corda. Si arrivò alla base del torrione che già era scuro. Valerio propose di dedicare la salita a Gian Carlo Grassi e battezzammo la via “Ultimo volo”, in ricordo dell’ultimo incontro con il “maestro” avvenuto in autunno nel vallone di Sea.
Fine della prima esplorazione dei Torrioni di Prà Longis, o meglio, inizio una lunga pausa fino all’autunno del 2003, quando vi faccio ritorno con gli amici Paolo Giatti e Francesco Collecchia. Abbiamo al seguito solo materiale tradizionale e intendiamo attaccare lo sperone nel punto più basso, tentando poi di afferrare un diedro che con scalata interna dovrebbe permetterci di raggiungere la sommità del torrione. La roccia si presenta piuttosto cattiva, anche se non mancano tratti entusiasmanti come un fessurino di 6b dove procediamo chiodando in arrampicata, oppure i delicatissimi passaggi sul diedro centrale. Nasce così “Dissapori d’autunno” una bella scalata d’altri tempi nell’era del trapano, la seconda via realizzata su questa parete. Nel mese di luglio dell’anno seguente ho però anch’io il perforatore a batteria al seguito, con il quale intendo attrezzare le soste del nuovo itinerario che ho mentalmente disegnato sul torrione più a destra. Lo abbiamo battezzato “Torrione centrale” dato la posizione rispetto al complesso della struttura. La scalata fila via che è un piacere solo su protezioni veloci, ma, a un certo punto, un compatto e aggettante muretto mi obbliga a mettere uno spit. Sarà alla fine l’unico dell’intera la via e non risolverà nemmeno del tutto il problema psicologico del passaggio di 6a+ (qualcuno dirà poi che è molto di più). In alto ci aspetta una lama entusiasmante, poi una successione di piccoli salti tutti da interpretare. In cima, l’amico Renato Rivelli estrae dallo zaino una bottiglia per festeggiare la prima salita ed il nome al nuovo itinerario è presto dato: “Brindi di mezza estate”. Ad agosto, con l’apporto di Alice Galizia nascono anche la bellissima “Mirtillomania”, con un duro spigolo di 7a, e l’attacco diretto di “Ultimo volo”, due bellissime lunghezze con chiodatura abbastanza lunga di 6a/b.
Il resto è storia più recente, quando, nell’autunno del 2010, traccio sul torrione di destra una bella via in stile “trad”. Si tratta di tre lunghezze completamente in fessure di dimensione variabile, con difficoltà fino al 6b+. La roccia, la vicinanza geografica e la recente “questione del trad”, mi suggeriscono il nome: “Sulle spalle dell’Orco”. Un mondo di potenziali fessure e di nuovi tracciati, si apre così come per incanto nel settore destro della parete, dove è possibile ancora salire delle linee di una certa lunghezza, così come “giocare” su rischiosi hig ball.
Semi-epilogo: una sera, incontro Oliviero Toso presso la palestra indoor di arrampicata Guido Rossa di Torino, uno scalatore che non vedevo da almeno da 25 anni, che mi svela il mistero del chiodo con cordino che avevo attribuito a Gian Carlo. Mi racconta che il chiodo, è in effetti quello lasciato per un pendolo, ma da lui e Franco Benedetti, che piegarono poi verso il sistema di fessure più o meno seguite anche da noi nove anni dopo. Il loro tracciato fu chiamato “Zucchero e mirtilli” facendo riferimento, così come la nostra “Mirtillomania”, alle migliaia di mirtilli disseminati nel bacino del Sagnasse. Dunque, “Ultimo volo” con attacco originale non può essere considerata una “prima”, ma, l’attuale attacco diretto realizzato nel 2004, abbinato alla seconda parte di “Zucchero e Mirtilli” (la prima è un po’ bruttina), rappresenta oggi la più bella combinazione della parete.
E la storia continua.
Accesso: da Pialpetta di Groscavallo seguire la stretta strada asfaltata per i Rivotti, dove si parcheggia al fondo della carrozzabile. Seguire i bollini biancorossi che dalle case s’inoltrano nel bosco di betulle, superano un ripetitore e poi, dopo alcuni risvolti si collegano con la strada degli alpeggi proveniente da Rivotti. Percorrere quindi fedelmente la strada uscendo nel bacino del Sagnasse in vista dei Torrioni di Prà Longis. Nei pressi di una stretta curva a “S”, lasciare la sterrata in prossimità di un grosso ometto e inoltrarsi nel pascolo con grandi massi e vaccinieto. In leggera ascesa (ometti) superare una pietraia con grandi massi e risalire lo zoccolo fino alla base dei torrioni (ore 1,20 da Rivotti).
Le vie
Torrione di sinistra
Dissapori d’autunno: 120 m 6b (5c/A1). Scalata classica su roccia da verificare, impegnativa e suggestiva. Attacco originale nel punto più basso del torrione. In posto qualche chiodo più le soste
( chiodi). Friend fino al n° 3 bd, qualche nut, martello per ribattere i chiodi e cordoni. Discesa in doppia dalla punta.
Mirtillomania: 120 m 7a (6a). Bella via con il secondo tiro veramente bello in un diedro fessurato. Duro singolo in uscita di 7a con un solo spit. Attacco lungo una lama fessurata. In posto 4 spit; una serie completa di friend con 1 e 2 doppi. Discesa in doppia
Ultimo Volo + Zucchero e Mirtilli: 120 m 6b (6a). Bella combinazione con scalata su placca verticale e fessura. Attacco con chiodo giallo. In posto 5 spit; friend fino al n° 5 bd se si vuole proteggere bene la fessura del terzo tiro. Discesa in doppia
Torrione centrale
Brindisi di mezza estate: 180 m 6a+ obbligatorio. Bella scalata con alcune sezioni veramente entusiasmanti. Peccato che l’ultimo tiro sia interrotto da una cengia e roccette erbose. In posto 1 spit e 4 chiodi; friend fino al n° 3 bd. Discesa in doppia
Torrione di destra - settore “clean”
E’ questo un settore dove abbiamo cercato, data la natura del luogo, di eliminare addirittura gli spit alle soste. E’ stato bello così, non lasciare alcuna traccia del proprio passaggio.
Sulle spalle dell’Orco: 70 m 6b+. Scalata in fessura strapiombante e atletica. In posto non vi è nulla, soste da attrezzare. Friend fino al n° 4 bd con 2 e 3 doppi. Discesa a piedi sul lato destro della struttura.
Il raglio delle giubbe rosse: 70 m 6a+. Camino, fessura off width e diedri. In posto non vi è nulla. Friend fino al 5 bd
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